CCCP - Fedeli Alla Linea - Altro Che Nuovo Nuovo (Live) (2024) Hi-Res
BAND/ARTIST: CCCP - Fedeli Alla Linea
- Title: Altro Che Nuovo Nuovo (Live)
- Year Of Release: 2024
- Label: Universal Music Italia srL.
- Genre: Punk - New Wave
- Quality: Mp3 320 kbps / FLAC (tracks) / 24bit-44.1kHz FLAC (tracks)
- Total Time: 57:39
- Total Size: 137 / 301 / 590 MB
- WebSite: Album Preview
Tracklist:
1. CCCP – Fedeli Alla Linea - Live In Pankow (Live)
2. CCCP – Fedeli Alla Linea - Punk Islam (Live)
3. CCCP – Fedeli Alla Linea - Sexy Soviet (Live)
4. CCCP – Fedeli Alla Linea - Militanz (Live)
5. CCCP – Fedeli Alla Linea - Onde (Live)
6. CCCP – Fedeli Alla Linea - Stati Di Agitazione (Live)
7. CCCP – Fedeli Alla Linea - Trafitto (Live)
8. CCCP – Fedeli Alla Linea - Kebab Träume (Live)
9. CCCP – Fedeli Alla Linea - Manifesto (Live)
10. CCCP – Fedeli Alla Linea - Valium Tavor Serenase (Live)
11. CCCP – Fedeli Alla Linea - Tu Menti (Live)
12. CCCP – Fedeli Alla Linea - Mi Ami? (Live)
13. CCCP – Fedeli Alla Linea - Morire (Live)
14. CCCP – Fedeli Alla Linea - CCCP (Live)
15. CCCP – Fedeli Alla Linea - Noia (Live)
16. CCCP – Fedeli Alla Linea - Sono Come Tu Mi Vuoi (Live)
17. CCCP – Fedeli Alla Linea - Emilia Paranoica (Live)
18. CCCP – Fedeli Alla Linea - Oi Oi Oi (Live)
1. CCCP – Fedeli Alla Linea - Live In Pankow (Live)
2. CCCP – Fedeli Alla Linea - Punk Islam (Live)
3. CCCP – Fedeli Alla Linea - Sexy Soviet (Live)
4. CCCP – Fedeli Alla Linea - Militanz (Live)
5. CCCP – Fedeli Alla Linea - Onde (Live)
6. CCCP – Fedeli Alla Linea - Stati Di Agitazione (Live)
7. CCCP – Fedeli Alla Linea - Trafitto (Live)
8. CCCP – Fedeli Alla Linea - Kebab Träume (Live)
9. CCCP – Fedeli Alla Linea - Manifesto (Live)
10. CCCP – Fedeli Alla Linea - Valium Tavor Serenase (Live)
11. CCCP – Fedeli Alla Linea - Tu Menti (Live)
12. CCCP – Fedeli Alla Linea - Mi Ami? (Live)
13. CCCP – Fedeli Alla Linea - Morire (Live)
14. CCCP – Fedeli Alla Linea - CCCP (Live)
15. CCCP – Fedeli Alla Linea - Noia (Live)
16. CCCP – Fedeli Alla Linea - Sono Come Tu Mi Vuoi (Live)
17. CCCP – Fedeli Alla Linea - Emilia Paranoica (Live)
18. CCCP – Fedeli Alla Linea - Oi Oi Oi (Live)
La coda del 2023 è stata tutta dei CCCP. La grande mostra a Reggio Emilia, da ottobre e ora fino a marzo. Inaugurata con un “gran galà punkettone” con dentro Daria Bignardi e Andrea – da tempo non più “Rui”, né impegnato a “scrivere divagazioni sott’acido” – Scanzi. Ma che ha regalato momenti intensi, anche solenni, come una Annarella solo voce di lui (Ferretti), presenza scenica di lei (lei) e chitarra acustica dell’altro (Zamboni).
Le interviste dei CCCP 2023, tante, troppe. L’annuncio degli incredibili concerti berlinesi. Ora della tournée estiva in giro per l’Italia (“noi siamo il palco, non siamo i dischi”). Sicuramente altro che scordiamo. E adesso la pubblicazione dell’audio del primo concerto tenuto a Reggio Emilia, 3 giugno 1983, dopo i primissimi passi a Berlino e in poi provincia. Nel 2011 Simon Reynolds profetizzava, eliottiano: il pop morirà non con uno schianto, ma con l’ennesimo cofanetto il cui settimo CD di alt-takes non avrai il tempo neppure di inserire dentro il lettore. E però chi tra quanti hanno amato Affinità/Divergenze e compagnia non avrebbe voluto ascoltare questa testimonianza?
Il suono di questo live ha un che di punitivo. Si pensava che il nastro Ampex con impresso il concerto fosse irrecuperabile e quello che si presenta all’ascoltatore è semplicemente la cassettina di una band di ragazzini che suona in garage. Con un suono piatto e secco che Lou Reed avrebbe potuto definire da “closet mix” e tutti i pregi e i difetti del caso, l’irruenza, la genuinità, la velocità, la spadronanza, la sporcizia. Tutto lo sporco degli anni Ottanta con la tecnologia degli anni Settanta.
Si pastrocchia come si fa in garage: Zamboni impreciso e fuori tono sull’arpeggio di Morire, la batteria di Zeo Giudici che incespica (un po’ suona sempre un pochino prima, un po’ suona sempre un pochino dopo) spesso e sovente ma specialmente in una Mi ami fuori controllo. Attenzione, stiamo forse giudicando un live primordiale dei CCCP scampato alla polvere del tempo sulla base di queste stronzate? Certo che no, ma certo che ha senso rilevarle, se dobbiamo fare capire di che cazzo stiamo parlando. Il dato più interessante, allora, è proprio l’atmosfera del live, nel suono ma oltre il suono. Monocroma, a tratti claustrofobica, ansiogena, con una scaletta che, al di là della testimonianza feticistica, e comunque con un Ferretti ancora monotono e un po’ sguaiato ma già sloganisticosalmodiante e punkarcaico, regala stralci di filologia ciccippiana niente male finalmente ufficializzata.
Tre pezzi inediti, interessanti, corroboratori di ipotesi: la Onde già usata come sonorizzazione della mostra reggiana e che, vuoi per l’isotopia cinicamente onirica del testo, vuoi che stiamo parlando di archivistica pre-debutti mitologici, mi ha fatto in qualche modo pensare alla Wrap Your Troubles in Dreams (nessuna parentela con quella di Bing Crosby) dei Velvet Underground dall’acetato del 1965; una Oi Oi Oi, divertente, vagamente Devo, posta in chiusura (unico pezzo del trio credo del tutto ignoto anche ai bootlegari); una Sexy Soviet che altro non è che la versione embrionale della B.B.B. che apparirà poi in Canzoni, Preghiere e Danze, qui ancora più ferrettiana e cupa che lì. Da notare anche: la cover, pure già ampiamente documentata nel repertorio (vedere gli acerbi concerti fiorentini), del protoelectro di Kebabträume dei mitici DAF. Che dire che sfigura è poco, e allora lo diciamo a cuor leggero.
Sono incompleti questi CCCP e non potrebbe essere diversamente: nei pezzi (Spara Jurij, a giugno ‘83, non è ancora stata neppure scritta), nella formazione (Annarella e Fatur non sono ancora sul palco). A metà tra la violenza degli Ex MitropaNK all’assalto dell’ex mattatoio di Carpi nel 1982 e il circ(uit)o Laibachiano/situazionista dei live delle risortite berlinesi, alla UfaFabrik, o delle mitologiche apparizioni a Videomusic o alla RAI.
Questo live è da ascoltare finché la tracklist non si esaurisce e allora si può passare alla discografia che da Ortodossia, che nel 2024 compie 40 anni tondi, arriva fino a Epica Etica Etnica Pathos, e oltre, cioè ai CSI, il tutto mentre si legge, anzi ci si abbevera avidi del fiume in piena consegnato alla nuova edizione del memoriale/dossier del bassista Umberto Negri Io e i CCCP: una storia fotografica e orale, già uscito nel 2010 e ora rimesso in circolazione in versione redux sempre dalla meritoria Shake (il libro è assolutamente da avere e a tale proposito ringrazio il compagno di altre merende Bruno Surace).
Ma torniamo a quel “oltre” che dicevamo poco sopra: ascolti questo live, magari mentre leggi il libro, e poi vai oltre. Ecco, con i CCCP si può anche essere finalmente, bonariamente, catastroficamente hegeliani: erano la necessaria antitesi di una sintesi che sarebbe arrivata coi CSI, la più importante, grande, bella, fate come volete, band italiana (di “cantautorato post-rock”? Fate come volete anche qui) di sempre, per lo scrivente. I CSI erano nati dalle ceneri e dai limiti dei CCCP per portare quel discorso in un altrove che era un’altra epoca ma soprattutto un’altra dimensione. Stiamo forse dicendo che l’operazione CCCP anni Venti dei Duemila – “siamo una cellula dormiente che si è risvegliata” – sembra se non negare del tutto sicuramente remare in senso opposto e contrario rispetto a questo percorso (ci mettiamo dentro anche i PGR)? Ma certo che sì. Ed è certo anche che comprendiamo tutto. Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà retromania (da leggere con l’accento giusto per rispettare la metrica).
La recensione d’epoca dalla stampa locale, restituita come ritaglio di giornale in anastatica nel booklet del disco, infila due epifanie/prolessi niente male: di Ferretti si dice che ha un “nonsoché di draculiano con tendenze alla Battiato e fattezze alla Domenghini” (che – ho dovuto gugolare – era un calciatore che oggi noi diremmo “dalle fattezze ferrettiane”) e “Il cantante grida Kabul e la valle del Bekaar, ma se fosse Montecchio e valle dell’Enza sarebbe lo stesso”.
Le interviste dei CCCP 2023, tante, troppe. L’annuncio degli incredibili concerti berlinesi. Ora della tournée estiva in giro per l’Italia (“noi siamo il palco, non siamo i dischi”). Sicuramente altro che scordiamo. E adesso la pubblicazione dell’audio del primo concerto tenuto a Reggio Emilia, 3 giugno 1983, dopo i primissimi passi a Berlino e in poi provincia. Nel 2011 Simon Reynolds profetizzava, eliottiano: il pop morirà non con uno schianto, ma con l’ennesimo cofanetto il cui settimo CD di alt-takes non avrai il tempo neppure di inserire dentro il lettore. E però chi tra quanti hanno amato Affinità/Divergenze e compagnia non avrebbe voluto ascoltare questa testimonianza?
Il suono di questo live ha un che di punitivo. Si pensava che il nastro Ampex con impresso il concerto fosse irrecuperabile e quello che si presenta all’ascoltatore è semplicemente la cassettina di una band di ragazzini che suona in garage. Con un suono piatto e secco che Lou Reed avrebbe potuto definire da “closet mix” e tutti i pregi e i difetti del caso, l’irruenza, la genuinità, la velocità, la spadronanza, la sporcizia. Tutto lo sporco degli anni Ottanta con la tecnologia degli anni Settanta.
Si pastrocchia come si fa in garage: Zamboni impreciso e fuori tono sull’arpeggio di Morire, la batteria di Zeo Giudici che incespica (un po’ suona sempre un pochino prima, un po’ suona sempre un pochino dopo) spesso e sovente ma specialmente in una Mi ami fuori controllo. Attenzione, stiamo forse giudicando un live primordiale dei CCCP scampato alla polvere del tempo sulla base di queste stronzate? Certo che no, ma certo che ha senso rilevarle, se dobbiamo fare capire di che cazzo stiamo parlando. Il dato più interessante, allora, è proprio l’atmosfera del live, nel suono ma oltre il suono. Monocroma, a tratti claustrofobica, ansiogena, con una scaletta che, al di là della testimonianza feticistica, e comunque con un Ferretti ancora monotono e un po’ sguaiato ma già sloganisticosalmodiante e punkarcaico, regala stralci di filologia ciccippiana niente male finalmente ufficializzata.
Tre pezzi inediti, interessanti, corroboratori di ipotesi: la Onde già usata come sonorizzazione della mostra reggiana e che, vuoi per l’isotopia cinicamente onirica del testo, vuoi che stiamo parlando di archivistica pre-debutti mitologici, mi ha fatto in qualche modo pensare alla Wrap Your Troubles in Dreams (nessuna parentela con quella di Bing Crosby) dei Velvet Underground dall’acetato del 1965; una Oi Oi Oi, divertente, vagamente Devo, posta in chiusura (unico pezzo del trio credo del tutto ignoto anche ai bootlegari); una Sexy Soviet che altro non è che la versione embrionale della B.B.B. che apparirà poi in Canzoni, Preghiere e Danze, qui ancora più ferrettiana e cupa che lì. Da notare anche: la cover, pure già ampiamente documentata nel repertorio (vedere gli acerbi concerti fiorentini), del protoelectro di Kebabträume dei mitici DAF. Che dire che sfigura è poco, e allora lo diciamo a cuor leggero.
Sono incompleti questi CCCP e non potrebbe essere diversamente: nei pezzi (Spara Jurij, a giugno ‘83, non è ancora stata neppure scritta), nella formazione (Annarella e Fatur non sono ancora sul palco). A metà tra la violenza degli Ex MitropaNK all’assalto dell’ex mattatoio di Carpi nel 1982 e il circ(uit)o Laibachiano/situazionista dei live delle risortite berlinesi, alla UfaFabrik, o delle mitologiche apparizioni a Videomusic o alla RAI.
Questo live è da ascoltare finché la tracklist non si esaurisce e allora si può passare alla discografia che da Ortodossia, che nel 2024 compie 40 anni tondi, arriva fino a Epica Etica Etnica Pathos, e oltre, cioè ai CSI, il tutto mentre si legge, anzi ci si abbevera avidi del fiume in piena consegnato alla nuova edizione del memoriale/dossier del bassista Umberto Negri Io e i CCCP: una storia fotografica e orale, già uscito nel 2010 e ora rimesso in circolazione in versione redux sempre dalla meritoria Shake (il libro è assolutamente da avere e a tale proposito ringrazio il compagno di altre merende Bruno Surace).
Ma torniamo a quel “oltre” che dicevamo poco sopra: ascolti questo live, magari mentre leggi il libro, e poi vai oltre. Ecco, con i CCCP si può anche essere finalmente, bonariamente, catastroficamente hegeliani: erano la necessaria antitesi di una sintesi che sarebbe arrivata coi CSI, la più importante, grande, bella, fate come volete, band italiana (di “cantautorato post-rock”? Fate come volete anche qui) di sempre, per lo scrivente. I CSI erano nati dalle ceneri e dai limiti dei CCCP per portare quel discorso in un altrove che era un’altra epoca ma soprattutto un’altra dimensione. Stiamo forse dicendo che l’operazione CCCP anni Venti dei Duemila – “siamo una cellula dormiente che si è risvegliata” – sembra se non negare del tutto sicuramente remare in senso opposto e contrario rispetto a questo percorso (ci mettiamo dentro anche i PGR)? Ma certo che sì. Ed è certo anche che comprendiamo tutto. Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà retromania (da leggere con l’accento giusto per rispettare la metrica).
La recensione d’epoca dalla stampa locale, restituita come ritaglio di giornale in anastatica nel booklet del disco, infila due epifanie/prolessi niente male: di Ferretti si dice che ha un “nonsoché di draculiano con tendenze alla Battiato e fattezze alla Domenghini” (che – ho dovuto gugolare – era un calciatore che oggi noi diremmo “dalle fattezze ferrettiane”) e “Il cantante grida Kabul e la valle del Bekaar, ma se fosse Montecchio e valle dell’Enza sarebbe lo stesso”.
Year 2024 | Musica Italiana | Punk | FLAC / APE | Mp3 | HD & Vinyl
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