Miles Davis Quintet - The Unissued Japanese Concerts (2011)
BAND/ARTIST: Miles Davis, Miles Davis Quintet
- Title: The Unissued Japanese Concerts
- Year Of Release: 2011
- Label: Domino Records – 891212
- Genre: Cool Jazz, Modal, Hard Bop
- Quality: FLAC (tracks+.cue, log)
- Total Time: 01:26:04
- Total Size: 256 MB
- WebSite: Album Preview
Tracklist:
CD1 - Hibaya Yagai Ongaku-do Hall, Tokyo, July 12, 1964.
01. Autumn Leaves (11:09)
02. So What (8:41)
03. Stella by Starlight (10:59)
04. Walkin' / The Theme (9:48)
CD2 - Maruyama Ongaku-do Hall, Kyoto, July 15, 1964.
01. If I Were a Bell (10:45)
02. Oleo (5:22)
03. Stella by Starlight (8:56)
04. Walkin' (7:21)
05. All of You (10:12)
06. Seven Steps to Heaven (2:56)
CD1 - Hibaya Yagai Ongaku-do Hall, Tokyo, July 12, 1964.
01. Autumn Leaves (11:09)
02. So What (8:41)
03. Stella by Starlight (10:59)
04. Walkin' / The Theme (9:48)
CD2 - Maruyama Ongaku-do Hall, Kyoto, July 15, 1964.
01. If I Were a Bell (10:45)
02. Oleo (5:22)
03. Stella by Starlight (8:56)
04. Walkin' (7:21)
05. All of You (10:12)
06. Seven Steps to Heaven (2:56)
By AAJ Italy Staff
Questo doppio CD, quanto mai prezioso, va finalmente a integrare la sparuta documentazione (un solo album, l'ufficiale Columbia Miles in Tokyo) riguardante il fugace passaggio - fra George Coleman e Wayne Shorter - di un Sam Rivers ancora lontano dai fasti degli anni Settanta nel quintetto davisiano. Ciascun dischetto si riferisce a un diverso concerto (presumibilmente non in versione integrale, visto che nessuno dei due supera i tre quarti d'ora): il primo a Tokio il 12 giugno 1964 (quindi due giorni prima del succitato Miles in Tokyo), il secondo a Kyoto il 15. Il repertorio ripete due soli temi, "Stella by Starlight" e "Walkin'" (in entrambi i casi consecutivi), la qualità d'incisione non è sicuramente in hi-fi, ma comunque accettabile.
Detto ciò, addentriamoci nella musica, per cogliere gli spunti più significativi che sa offrirci. Anzitutto verrebbe da escludere (come invece da più parti sostenuto) che la rottura tra Davis e Rivers si debba a carenze musicali di quest'ultimo (poca padronanza armonica, in particolare): il tenorsassofonista è senz'altro il solista più prolifico (più dello stesso leader), come già - o almeno quasi - il suo più illustre predecessore, John Coltrane, disimpegnandosi sempre a dovere, con quel suono scuro, terragno, impastato, lievemente nasale, che dota la musica di indubbi spessori (in quanto a spettro espressivo), di contro all'appuntita allusività (che diventa qua e là straniata evocatività) della tromba (con o senza sordina), alla stringente consequenzialità del piano, alla giovanile irruenza di Williams (Carter si limita al solito, imprescindibile ancoraggio in fase di accompagnamento).
A Davis, che pure ha affermato lui stesso di non stravedere per lo stile riversiano, serviva ben più realisticamente una "mente" come quella di Shorter (del resto inseguito da tempo, ma all'epoca ancora in forza ai "messaggeri" blakeyani), ciò che Rivers non era né sarebbe mai stato (altre sono le sue doti: mai strettamente compositive). Ciò non toglie che, come detto, l'uomo di El Reno faccia sempre e comunque la sua parte (e la sua figura).
Delle due performance, la più felice sembra la seconda, con almeno quattro brani ("If I Were a Bell," una versione tiratissima del rollinsiano "Oleo," un esplosivo "Walkin'" e "All of You," vetrina un po' speciale per la tromba sordinata) ottimamente risolti (nel primo CD si segnala in particolare l'iniziale "Autumn Leaves"). Qua e là si colgono libertà e aperture (in Davis, soprattutto) che in qualche modo già preludono alla stagione che va a iniziare. E che porterà come ben sappiamo il divino Miles verso orizzonti per più versi inauditi. Ma questo è un altro capitolo, che magari nuovi inediti (non ne mancano neanche per il periodo in oggetto) ci indurranno a riaprire.
Miles Davis (tromba);
Sam Rivers (sax tenore);
Herbie Hancock (pianoforte);
Ron Carter (contrabbasso);
Tony Williams (batteria).
Questo doppio CD, quanto mai prezioso, va finalmente a integrare la sparuta documentazione (un solo album, l'ufficiale Columbia Miles in Tokyo) riguardante il fugace passaggio - fra George Coleman e Wayne Shorter - di un Sam Rivers ancora lontano dai fasti degli anni Settanta nel quintetto davisiano. Ciascun dischetto si riferisce a un diverso concerto (presumibilmente non in versione integrale, visto che nessuno dei due supera i tre quarti d'ora): il primo a Tokio il 12 giugno 1964 (quindi due giorni prima del succitato Miles in Tokyo), il secondo a Kyoto il 15. Il repertorio ripete due soli temi, "Stella by Starlight" e "Walkin'" (in entrambi i casi consecutivi), la qualità d'incisione non è sicuramente in hi-fi, ma comunque accettabile.
Detto ciò, addentriamoci nella musica, per cogliere gli spunti più significativi che sa offrirci. Anzitutto verrebbe da escludere (come invece da più parti sostenuto) che la rottura tra Davis e Rivers si debba a carenze musicali di quest'ultimo (poca padronanza armonica, in particolare): il tenorsassofonista è senz'altro il solista più prolifico (più dello stesso leader), come già - o almeno quasi - il suo più illustre predecessore, John Coltrane, disimpegnandosi sempre a dovere, con quel suono scuro, terragno, impastato, lievemente nasale, che dota la musica di indubbi spessori (in quanto a spettro espressivo), di contro all'appuntita allusività (che diventa qua e là straniata evocatività) della tromba (con o senza sordina), alla stringente consequenzialità del piano, alla giovanile irruenza di Williams (Carter si limita al solito, imprescindibile ancoraggio in fase di accompagnamento).
A Davis, che pure ha affermato lui stesso di non stravedere per lo stile riversiano, serviva ben più realisticamente una "mente" come quella di Shorter (del resto inseguito da tempo, ma all'epoca ancora in forza ai "messaggeri" blakeyani), ciò che Rivers non era né sarebbe mai stato (altre sono le sue doti: mai strettamente compositive). Ciò non toglie che, come detto, l'uomo di El Reno faccia sempre e comunque la sua parte (e la sua figura).
Delle due performance, la più felice sembra la seconda, con almeno quattro brani ("If I Were a Bell," una versione tiratissima del rollinsiano "Oleo," un esplosivo "Walkin'" e "All of You," vetrina un po' speciale per la tromba sordinata) ottimamente risolti (nel primo CD si segnala in particolare l'iniziale "Autumn Leaves"). Qua e là si colgono libertà e aperture (in Davis, soprattutto) che in qualche modo già preludono alla stagione che va a iniziare. E che porterà come ben sappiamo il divino Miles verso orizzonti per più versi inauditi. Ma questo è un altro capitolo, che magari nuovi inediti (non ne mancano neanche per il periodo in oggetto) ci indurranno a riaprire.
Miles Davis (tromba);
Sam Rivers (sax tenore);
Herbie Hancock (pianoforte);
Ron Carter (contrabbasso);
Tony Williams (batteria).
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