Mario Brunello - Concerti per violoncello e orchestra (2018)

Non sembri strana la collocazione del disco in queste pagine. Non è solo per la grande musica di uno dei nostri autori classici, ma anche per la presenza di Mario Brunello, violoncellista che spesso e volentieri ha toccato ambiti extra-colti. L'etichetta Egea infatti ha varato una collana dedicata all'esecutore arrivata alla seconda produzione dopo Odusia del 2008. L'approccio ad Antonio Vivaldi è meno scontato di quanto si pensi: detto che il “prete rosso” aveva dedicato i suoi concerti alla quasi totalità degli strumenti della sua epoca, la grande notorietà della sua produzione è focalizzata su quelli per violino e orchestra. La riproposta dei concerti per violoncello anche se non colma una lacuna della discografia, non inflaziona le incisioni vivaldiane. Inoltre negli ultimi anni si sono ascoltate forzature come dinamiche troppo accentuate forse anche per catturare nuovi ascoltatori. Non è questo il caso: il diapason resta a 440 Hertz (per chi non conosce l'acustica è la frequenza moderna della nota la) ma il complesso strumentale de L'arte dell'arco usa strumenti d'epoca e non ha la consistenza numerica di altri gruppi da camera. La sonorità studiata in questo modo permette a Brunello di evidenziare la grande cantabilità delle pagine di Vivaldi, anche nei movimenti allegri. La melodia è importante, ma non viene mai enfatizzata. E' solare e drammatica al tempo stesso dato che Brunello dal suo strumento riesce a trovare molteplici espressioni: si ascolti il Largo del concerto RV 400 o l'Allegro iniziale del RV 419. Quando poi nelle parti soliste si affiancano altri strumenti (fagotto nel RV 409 e violino nel RV 547) il violoncello tocca vette di espressività di grande fascino. Per chi volesse scoprire la classica, questo è un disco di grande utilità.