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Calogero Incandela - Orizzonti di Boria (2019)

Calogero Incandela - Orizzonti di Boria (2019)

BAND/ARTIST: Calogero Incandela

  • Title: Orizzonti di Boria
  • Year Of Release: 2019
  • Label: Cenacolo di Ares
  • Genre: Pop
  • Quality: Mp3 320 kbps / FLAC (tracks)
  • Total Time: 51:52
  • Total Size: 119 / 339 MB
  • WebSite:
Tracklist:

1. Calogero Incandela - Mi sono sognato i miei amici di un tempo
2. Calogero Incandela - Da quando il cane ti e morto, bye bye bau bau
3. Calogero Incandela - Divento ingegnere
4. Calogero Incandela - I Sonic Youth
5. Calogero Incandela - I quartieri culturali
6. Calogero Incandela - Risonanza magnetica
7. Calogero Incandela - Sono solo un povero cane
8. Calogero Incandela - Lo sposalizio
9. Calogero Incandela - Tramoggia
10. Calogero Incandela - Sert
11. Calogero Incandela - Quando un giorno poi moriro
12. Calogero Incandela - Paraculi, leccaculi, musiculturi
13. Calogero Incandela - Deriva

"Nella società dove la cultura e la politica si sradica e si autoghettizza contraddicendo fin l'etimo e il senso dei propri termini; nell'alienazione che porta ad amare quello che si odia e odiare quello che si ama; nel tempo in cui la ragione si vede alla deriva e la deriva si afferma quale sola possibile ragione, vedo due modi di distruggere l'assurdo: l'antiassurdo e il controassurdo. Il primo contrasta il nemico colpo su colpo, ne esaurisce le energie e le assorbe a proprio vantaggio fino a che la realtà, ridefinita, ripiomba coi talloni sull'onesta terra. Il secondo incassa i colpi e accumula forza, sembra addirittura che debba crollare da un momento all'altro. Poi, quando e come meno ci si aspetta, afferra l'avversario alle estremità con una stretta di sumo e, quando l'ha capovolto, lo pianta con la testa nella terra - meglio se di campagna - e coi piedi a sventolare in aria, alla berlina di un pubblico che, da sempre, non sa se prendere la cosa sul serio o per scherzo. Calogero Incandela, bombastico ed esterofilo nome d'arte del bagherese Salvo Mineo, appartiene all'ultima scuola. Mineo/ CalInca è tra i geni (non raccapponi, è inteso fuori d'ogni accezione romantica) che non concedono vie di mezzo: o lo si capisce e lo si ama o non lo si capisce e gli si muove qualsiasi sorta di "critica" (la semplicità delle armonie, la modestia degli arrangiamenti, la monotonia fonica e tematica; tutte cose che, per inciso, chi scrive ritiene pregi). Qualche Bertoncelli - ché "tanto ci saranno sempre" - gli contestava persino l'affezione per …le rime! Salvo, c.v.d., non esemplificare altro che dabbenaggine e miopia imbarazzante nel cogliere una cifra che, coscientemente, si sceglie la parte tra rivolta, rinuncia e provincia. Non occorre, è il manifesto in filigrana della poetica calogeresca, raggiungere lo zenit per avere la cartografia dei mali del mondo: essi pervadono ogni suo anfratto e ogni prospettiva da cui lo si guarda. Anche un cane, se gli si desse la parola, saprebbe scolpire uno j'accuse da antologia alla società contemporanea. Dire "in controtendenza" è poco, in un panorama discografico in cui il nulla condito col niente esaurisce i nomi di città dagli atlanti aperti a caso e non gli resta che estinguersi o …rilanciare sulla Corea del Nord. I treni, i pullman, i bus che attraversano oniricamente le canzoni di Calogero, portano sempre alla stessa umanità lasciata alla stazione, agli stessi perché e agli stessi paraculi che i perché li nascondono sotto tappeti di soldi ricuciti d'opportunismo. Calogero Incandela è un antidivo, un anti-indie, un anti-tutto quello che va. Mi diceva un amico che cantilenare certi suoi brocardi socio-esistenziali gli dava lo stesso effetto liberatorio di suonare L'Internazionale col maranzano, il cui retrogusto nasale e beffardo ricorda molto da vicino il timbro di Incandela. Che quell'amico, in vita sua, non abbia mai suonato un maranzano e che quella sera fosse ubriaco finito, non toglie che abbia singhiozzato, tra un cocktail e l'altro, un suo shaker di verità. Ma oltre ogni probabile o improbabile analogia, c'è lo specifico dell'autore, il genius loci di una Sicilia al crepuscolo: epigrammatico e amaro, iperrealistico e surreale, crudele e tenero, sociale e introspettivo, malinconico e sempre con un "poi" che dispiega da mezzo il portafoglio come un quadrifoglio. E sono certo che apprezzerà la rima." - Salvo Lo Galbo




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  • mufty77
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